“I FIGLI, DONO E RESPONSABILITà”: LE FAMIGLIE DI SAN GIACOMO E SAN ROCCO RIFLETTONO SULLE PAROLE DEL VESCOVO
È dalla fine dello scorso anno che il gruppo famiglie dell’unità pastorale di San Giacomo e San Rocco ha scelto, come punto di partenza per la riflessione – in sintonia e in accordo col parroco don Roberto Gialdini e con i diaconi permanenti Paolo Manfredini e Paolo Prati – l’intervento «I figli: dono e responsabilità», del vescovo Massimo, quale momento di condivisione e di comune confronto.
Si tratta per la precisione dell’omelia che monsignor Camisasca ha pronunciato nella solennità di San Prospero, patrono di Reggio Emilia, il 24 novembre 2014. L’incisività, il valore di attualità, la profondità di quella meditazione, che per tradizione diviene sempre anche un Discorso alla Città – e quindi non solamente alla comunità ecclesiale, ma a tutta la società civile – ha spinto i responsabili del gruppo famiglie ad ‘adottare’ questo testo, per affrontarne più da vicino i capitoli ed i vari punti nel corso di una serie di incontri, e per meditare a fondo sulla ricchezza delle parole in essa contenute.
Sarebbero tanti i passaggi di questo intervento che meriterebbero d’essere menzionati e analizzati singolarmente: basti pensare che vi si prendono in esame tanto argomenti controversi e complessi, tuttora dibattuti dall’opinione pubblica – la teoria del «gender» e la fecondazione eterologa –, quanto aspetti che sondano da vicino il mistero ineffabile della vita e il senso dell’esistenza dell’uomo, dal significato delle radici, del ‘generare’, dell’educare, del dono (inclusa l’esperienza di maternità e paternità vissuta attraverso l’adozione e l’affido!), alla testimonianza luminosa di Chiara Corbella Petrillo, giovane mamma e sposa meno che trentenne, morta in odore di santità nel 2012.
Possa bastare questo passo del paragrafo intitolato «Ripartire dalla coscienza di essere figli», per richiamare la bellezza di quest’omelia; un invito per tutti noi a leggerla e rileggerla, per non dimenticare il ruolo insostituibile dell’unione di un uomo e una donna costituita in famiglia: “Come possiamo allora riprendere questo aspetto elementare della famiglia (cioè il figlio come dono) senza smarrirci nella falsa strada del diritto degli adulti? Dobbiamo ripartire dalla condizione di figli, da questo vincolo di dipendenza che è una delle radici più profonde della condizione umana. Tutti noi siamo figli, tutti i bambini sono figli. Il figlio rimanda, esige i suoi genitori e la sua genealogia. (…) Il figlio più difficilmente costruirà la propria identità quando non può vivere, attraverso la sua condizione di figlio, in stretta relazione con chi l’ha generato. Il diritto del bambino-figlio ad avere una famiglia è un diritto, dunque, di identità”.