Coronavirus: Sospesa la S. Messa e il Catechismo. Le parole del Vescovo Massimo

In seguito alle ultime disposizioni delle Autorità, nell’intento di adottare tutte le misure possibili utili a contenere il contagio, anche la Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna ha disposto la sospensione della S. Messa domenicale. Resta, inoltre, sospeso anche il Catechismo, almeno fino a quando non saranno riaperte le scuole.

Pertanto non saranno celebrate le S. Messe di sabato 7 e domenica 8.

La Chiesa è aperta: siamo tutti invitati ad intensificare la Preghiera, specialmente in questi giorni così difficili.

Il Vescovo Massimo rivolge a tutti queste parole:

Cari fedeli della nostra Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla,
sento la necessità di accompagnare la Nota dei Vescovi dell’Emilia Romagna, che viene
diffusa oggi, in merito alle attenzioni da avere a causa della diffusione del Corona Virus, con questa
mia lettera, che si aggiunge a quella che già vi ho scritto in data 24 febbraio 2020.
La decisione di sospendere la celebrazione pubblica della Santa Messa, sia nei giorni festivi
che in quelli feriali, sino al 14 marzo p.v., è una decisione grave che noi Vescovi abbiamo preso dopo
una lunga e approfondita riflessione e preghiera.
Tutti sappiamo l’importanza centrale della celebrazione eucaristica festiva, e anche feriale,
nella vita della Chiesa e delle nostre comunità, grandi e piccole che siano.
Negli anni scorsi siamo ritornati più volte su questo tema. Ricordate l’espressione dei martiri
africani dei primi secoli della Chiesa: sine domenico non possumus (non possiamo vivere senza la
celebrazione domenicale). Di recente ho scritto per voi una Lettera Pastorale proprio su questi temi.
Perché allora arrivare a una conclusione così forte, quando ancora rimangono aperti altri luoghi di
ritrovo (anche se l’orientamento generale mi sembra andare verso una progressiva chiusura)?
Perché nessuno di noi, Pastori del Popolo di Dio, può assumersi la responsabilità di una
possibile diffusione del contagio, pur in presenza di tante precauzioni che abbiamo raccomandato. Non
si tratta soltanto di difendere noi stessi (molti martiri hanno affrontato anche la morte pur di accedere
alla celebrazione eucaristica e alla Comunione). Dobbiamo assumerci la responsabilità di ridurre al
minimo le occasioni di contagio. Il nostro radunarci potrebbe essere occasione di contagio, che
potrebbe infettare poi anche coloro che non partecipano alle nostre celebrazioni. Riconoscere questo
nostro dovere per il bene pubblico, non è soltanto obbedienza a una raccomandazione dello Stato, ma è
fondamentalmente un atto di carità verso tutti i nostri fratelli. Molto dipende da come noi vivremo e
aiuteremo a vivere questo tempo di digiuno eucaristico.

Raccomando perciò che la Domenica preveda sempre un momento di preghiera: è possibile
assistere, attraverso la radio e la televisione, alla celebrazione eucaristica, purché questo avvenga con
spirito di vera pietà e di silenziosa partecipazione. Possiamo raccoglierci con i famigliari per la recita
del Santo Rosario, per la lettura e la meditazione del Vangelo del giorno. Con la nostra preghiera
sosteniamo così i nostri fratelli malati, le loro famiglie, l’enorme sacrificio dei medici e degli operatori
sanitari, il perseverare della speranza in ore così drammatiche per l’economia del Paese. Auspico che,
soprattutto durante la Santa Quaresima, la preghiera avvenga anche durante i giorni feriali, attraverso
la Via Crucis, la meditazione delle pagine evangeliche che raccontano la Passione e la Resurrezione di
Gesù, e l’invocazione a Maria, Madre della Chiesa e Salute degli Infermi.
Questo tempo può essere perciò un tempo di distrazione, ansia, paura, oppure di rinascita,
raccoglimento, carità operosa. Un tempo anche di revisione dei nostri stili di vita, di riscoperta delle
relazioni più prossime, in particolare quelle con i figli e i nipoti.
Non manchi in nessuna casa il pensiero confidente alla Provvidenza di Dio e all’intercessione
dei Santi.
Su tutti voi, in particolare su coloro che sono soli, anziani, malati, il mio affetto e la mia
benedizione.

Vescovo Massimo Camisasca